Cos'è un'alluvione?
L'alluvione è un evento di accumulo di materiale fluviale.
Un’Alluvione può essere un evento catastrofico, causato da sfavorevoli condizioni atmosferiche che provocano piogge torrenziali per giorni o settimane. È un fenomeno devastante e fa parte delle calamità naturali, per il suo impatto drammatico sulle vite e le opere umane.
Una alluvione è un avvenimento non previsto, sebbene possa essere prevedibile, in particolar modo in quei paesi interessati annualmente dal fenomeno dei monsoni e dei cicloni, seguiti nelle nazioni più sviluppate con i più recenti strumenti messi a disposizione dalla moderna scienza meteorologica.
Una alluvione trasporta grandi quantità di suolo e detriti strappati dalla forza dell'acqua, provocando ulteriori danni e rendendo più difficili i soccorsi. Nei territori prevalentemente montuosi e in quelli sottoposti ad abusi edilizi, una alluvione è accompagnata da frane o smottamenti, che possono deviare corsi d'acqua o riempire in parte dei bacini, provocando danni e vittime in maggiore quantità.
Alluvione di Firenze
L'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966 è l'ultima di una serie di esondazioni del fiume Arno che con il passare dei secoli hanno modificato l’aspetto della città di Firenze.
Il disastro inizia quando all’alba del 4 novembre 1966, dopo alcuni giorni di piogge intense e ininterrotte, l’Arno rompe gli argini a Firenze. L’acqua inonda le strade e sale fino ai primi piani delle case: una targa, posta in Via dei Neri ricorderà il punto più alto raggiunto dall’ondata di piena, 4 metri e 92 centimetri.
I danni furono enormi, specie per tutte quelle attività commerciali che avevano sede ai piani bassi delle costruzioni. Tutti i musei, le chiese, i luoghi d’arte furono allagati: l’acqua entra in Palazzo Vecchio, nel Duomo, nel Battistero.
L'alluvione non colpì solo il centro storico di Firenze ma l'intero bacino dell'Arno, sia a monte che a valle della città: dalle acque furono sommersi diversi centri del Casentino e del Valdarno in Provincia di Arezzo, del Mugello, varie cittadine a valle di Firenze come Empoli e la città di Pontedera in Provincia di Pisa; le campagne rimasero poi allagate per giorni anche dopo il disastro e molti comuni minori risultarono isolati e danneggiati gravemente. Nel frattempo altre zone d'Italia venivano devastate dall'ondata di maltempo come il Veneto, il Trentino. Si ipotizzò che a causare l’alluvione fosse stato un ciclone abbattutosi sulla penisola convogliando una grande massa d'aria umida e calda.
Le acque si ritirarono due giorni dopo, lasciando Firenze sepolta e imbrattata da fango, nafta e montagne di detriti e masserizie.
Le conseguenze di questa catastrofe furono la morte di molte persone, la mancanza d’acqua, di viveri, di energia elettrica.
L'alluvione fu uno dei primi episodi in Italia in cui si evidenziò l'assoluta mancanza di una struttura centrale con compiti di protezione civile: i cittadini non furono avvertiti dell'imminente fuoriuscita del fiume, tranne alcuni orafi di Ponte Vecchio che ricevettero una telefonata di una guardia notturna che li invitava a vuotare le loro botteghe; le notizie furono date in grande ritardo e i Media tentarono di non rivelare l'entità del disastro; per i primi giorni gli aiuti provennero quasi esclusivamente dal volontariato o dalle truppe di stanza in città. Solamente sei giorni dopo la catastrofe il governo partecipò attivamente ai soccorsi.
Danni al Patrimonio artistico
I danni ancora persistenti sono quelli al patrimonio artistico: migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti o rare opere a stampa, furono coperti di fango nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale, e una delle più importanti opere pittoriche di tutti i tempi, Il Crocifisso di Cimabue conservato nella Basilica di Santa Croce deve considerarsi, nonostante un restauro, perduto all'80%.
La nafta del riscaldamento impresse le tracce del livello raggiunto dalle acque su tanti monumenti; le Porte del Paradiso del Battistero di Firenze furono spalancate dalle acque, e dalle ante sbattute violentemente si staccarono quasi tutte le formelle del Ghiberti. Innumerevoli i danni ai depositi degli uffizi, ancora non completamente risarciti dopo anni d’incessanti restauri che, tra l'altro, hanno portato le istituzioni fiorentine per il restauro ad essere considerate fra le principali del mondo.
Gli "Angeli del fango" furono un esercito di giovani e meno giovani di tutte le nazionalità che volontariamente, subito dopo l'alluvione, arrivarono a migliaia in città per salvare le opere d'arte e i libri. L'unico aiuto finanziario del governo fu una somma di 500mila lire ai commercianti, destinata a fondo perduto e finanziata con il sistema dell'aumento del prezzo della benzina (10 lire al litro; imposta ancora presente). La FIAT ed altre case automobilistiche offrirono a chi aveva perso l'auto uno sconto del 40% per comprarne una nuova e una "supervalutazione" di 50mila lire per i resti della macchina alluvionata. Un grande contributo fu dato da alcune città toscane come Prato e dai comuni della Versilia (che misero a disposizione, come già detto, pattini, gommoni e bagnini), da altri comuni e città italiane (in particolare umbre e emiliane), dalle forze armate americane di stanza in Italia, dalla Croce Rossa tedesca, da varie associazioni laiche e cattoliche, da alcune federazioni di partiti politici e, ovviamente, dalle Forze Armate Italiane. Aiuti "ufficiali" arrivarono anche dall' Unione Sovietica, dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria, simbolo di come l'Arno era stato capace anche di corrodere, seppur per poco, il ferro della Cortina.
Le vittime
Uno dei principali enigmi dell'alluvione fiorentina è sempre stato il numero delle vittime: la segretezza ed il riserbo delle autorità sull'argomento, fin dai primi giorni, contribuirono a far diffondere macabre leggende metropolitane, come quella di decine di fiorentini che avevano trovato una morte orribile per essere stati sorpresi dalle acque nel sottopasso di Piazza della Stazione. Oltretutto i fiorentini serrati in casa avevano visto scorrere sotto le loro finestre decine di manichini portati via delle sartorie e dalle boutique del centro, scambiandoli per cadaveri e questo aveva rafforzato le dicerie sulla presunta strage. Solo recentemente, l'Associazione Firenze Promuove è riuscita a trovare e pubblicare un documento ufficiale della Prefettura del novembre 1966 che fissò in 34 il numero delle vittime, di cui 17 a Firenze e 17 nei comuni della provincia.
Cosa si è fatto?
Nel tentativo di evitare il ripetersi di un evento simile, nel corso degli anni, sono stati realizzati alcuni interventi:
- creazione di alcune casse di espansione nel letto del fiume;
- abbassamento delle piattaforme e dei ponti nei tratti urbani del fiume;
- rimboschimento di vaste aree montane a monte del bacino del fiume Arno e
Sieve;
- costruzione di un lago (Lago di Bilancino) a monte del fiume Sieve, principale
affluente dell'Arno. La creazione del lago è stata molto criticata, anche a causa
del vertiginoso aumento dei costi e alla tendenza ad un rapido interramento
che, dagli studi condotti da parte d’istituti specializzati, tra poco più di un
secolo lo farà diventare una zona paludosa. Inoltre il lago è comunque troppo
decentrato rispetto all'asta principale dell'Arno e contribuirà in modo limitato
ad eventuali piene catastrofiche.
Si è constatato che questi interventi, pur necessari, siano insufficienti ad evitare una esondazione con situazioni di maltempo paragonabili a quelle del 1966. L'Arno tornerebbe ad alluvionare Firenze, e tutto il centro storico, che si trova a livelli di quota relativa, molto bassi e verrebbe sommerso da diversi metri d'acqua.
Aniballi Giulia Righi Claudia
4CT "Liceo Medi"
Assemblea d'istituto progetto Alcesti
Video incontro con sindaco
Presentazione Alcesti Anno scolastico 2006/07
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giovedì 6 dicembre 2007
Pubblicato da quarta tecnologico alle 03:34
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1 commenti:
State svolgendo veramente un buon lavoro. Volendo possiamo anche lavorare di sinergia!
Matteo Itri, 4D Liceo Torelli di Fano
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